PAOLA TONDELLO/
La forza della vita dentro il colore
. La premessa ideale
Il linguaggio informale – e con questa locuzione comprendiamo anche l'espressionismo astratto - è dimensione che travalica la concezione razionale e pienamente consapevole dell'atto espressivo. L'informalità prescinde dall'ordine prestabilito, dalle ragioni pianificate della progettualità connessa con l'oggettivo che trova riscontri nella quotidianità visibile. Essa è liberazione definitiva dell'impulso creativo che infrange i canoni, le convenzioni tranquillizzanti ed ovvie che lo sguardo ordinario attende, nell'assuefazione del realismo tout court. Quindi, 'informale' non significa senza forma, senza contenuto identificabile ed interpretabile. Tutt'altro. Significa 'senza forma stabilita a priori', proprio in virtù della considerazione precedente. L'artista che si confronta con questa modalità, non porta con sé il peso di una necessità di maniera, non è ostaggio del dover fare o del dover essere secondo un percorso obbligato. Egli si sente padrone nella casa della propria anima, sente la responsabilità di corrispondere a se stesso quell'autenticità espressiva che lo motiva, lo fa sentire parte integrante di una vita interiore che chiede estensione nel mondo circostante, nell'urgenza di affermarsi quale identità vitale ed imprescindibile. La complessa – e diremmo tormentata – indagine artistica ed umana di Paola Tondello trova origine da questi presupposti. La Tondello avverte dentro di sé l'impeto ed il vitalismo di una forza immediata, inesauribile, che vuol espandersi velocissima negli spazi della tela, come l'anima bambina che desidera correre nei prati di una vita tutta da scoprire nel suo infinito e fascinoso mistero. La Tondello cerca il confronto con la vita autenticamente vera, non predefinita, in un territorio scevro da compromessi o imbarazzi esistenziali che costringono l'essere a deprecabili mascheramenti. Non è la vita 'in maschera' che vuole la Tondello, ma ciò che la pone difronte a se stessa, al suo talento, alle sue intense aspettative di crescita, come un fiore che prelude la maturazione di un prossimo, succulento frutto. La premessa che muove la sua ricerca – e la sua necessità interiore – è dunque prettamente filosofica non nel senso di un'astratta idealità, ma della consapevolezza di voler vivere un'esistenza realizzativa allo stato puro nel 'qui ed ora' che coincide con l'arte stessa.
.La forza del colore
La pittrice avverte la forza coinvolgente del colore quale realtà concreta e tangibile della vita reale, aldilà della mera percezione ottica. Il colore è emozionalità profonda, corrispondenza visuale con i suoni dell'Anima, secondo il dettato di Kandinsky che, nel suo 'Lo spirituale nell'arte' del 1912, individuò questa intima ed intrinseca connessione animica. Un azzurro intenso ed infinito è suono di flauto, un blu profondo d'oltremare è greve suono di organo. Il rosso vermiglio è squillo acuto di tromba. E tanti sono gli esempi che si potrebbero citare. Quel colore che trae senso dalla luce che lo definisce e lo afferma è dunque energia intensa, territorio immenso di indagine. La Tondello vi si immerge a piene mani. Ma a lei non basta rappresentarlo quale citazione visuale, fenomeno percettivo che incanta lo sguardo e sollecita il sogno od il ricordo. Vuole viverlo, impastarlo con le mani, con il Cuore, con tutta se stessa. Vuole renderlo ispessito, materico ed espanderlo sulla superficie sconfinata di una tela che da mentale diviene reale. E' il momento dell'energia 'folle', dei contrasti inattesi, degli effetti sconvolgenti ed irrituali derivanti da arditi accostamenti. E' la pittura del non-pensiero, dell'atto liberatorio dell'intuizione, dove la tela davvero 'comanda' prima il cuore e poi la mano, reclamando l'immediata occupazione di ogni spazio disponibile. Emergono allora pulsioni sopite, forze dell'inconscio, sensazioni sconosciute ora magicamente rese manifeste. Ed il colore corre, corre davvero, fino a diventare bassorilievo, pastosità dimensionale che rivela il volume, quasi il peso della materia. Si scopre così un Inconscio simile ad un portale dello Spirito, dove albergano le ragioni ultime ed estreme e, comunque, non dichiarate dell'esistenza. In questa 'oasi protetta' della vita, l'artista si sente, dunque, se stessa. Non ci sono governi mentali, imposizioni, metodi predefiniti di espressioni. Tutta la sua pittura si concentra nell'attimo dell'impulso che precede la stesura vera e propria. Ed è musica del Cuore autentico. 'Dolci le udite melodie, più dolci le non udite', scriveva John Keats. Ovvero: dolci ed intense sono le cose che dell'arte si conoscono, ma ancor più quelle che devono ancora essere scoperte ed espresse, quali dimensioni sconosciute che pure ci appartengono. E grande sarà la sorpresa quand'esse si riveleranno. Come grande è la sorpresa che coglie la Tondello quando guarda se stessa nel riflesso dei suoi dipinti, simili a creature figlie già messe al mondo, e dotate di una vita oramai autonoma.
. Un'artista, tante anime
Il suo talento, tuttavia, presenta fasi diverse, sfaccettature molteplici che ne caratterizzano la peculiarità versatile. Sono i periodi di studio attento che travalica le semplice ricerca dell'effetto speciale per far posto al metodo pianificato, ora più corrispondente alle esigenze creative. Ecco allora che le paste sono organizzate in quadranti allungati che ricordano scansioni cubiste, quali tessere di un ipotetico mosaico informale. In seguito lo spatolato rompe questo schema e la sua versatilità assume valori compositivi difformi. Sono riconoscibili, in questa fase, le tipiche strutture cromatiche con reticoli in primo piano che sembrano negare l'opera stessa, o comunque alterarne la piena fruibilità. Un espediente che colpisce il piano psicologico dello spettatore, che viene così sollecitato ad uno sforzo concettuale di comprensione. Sono i reticoli della vita, le gabbie che la mente umana 'invidiosa' costruisce per cristallizzare lo slancio vitale, la sana follia dell'esistenza che invece vuol richiamare spazio, forma libera, luce, colore. In altre parole vita vera senza pastoie, lacci e lacciuoli che ne inibiscono il cammino nel divenire. Qui l'artista vuol liberarsi delle ragioni dell'Ego, delle laboriose macchinazioni del pensiero razionale che incatena. Il cammino procede incessante, ed ogni giorno il sole dell'arte è nuovo. Paola Tondello matura un'idealità espressiva ancor più 'ossigenata', legata ad una estrema sintesi cromatica ed informale. E' il momento dominato dai monocromi, dalle rarefazioni di spatola che presentano rilievi geometrici accennati con metodica stesura, quasi a voler rappresentare ipotetici tracciati interiori dove predomina la pacificazione, la risoluzione di quell'energia vorticosa già presente in attimi diversi. Un percorso quasi meditativo, dove la pittura presenta un ordine tutto suo, una direzione ritrovata che determina se stessa nella compiutezza che si percepisce chiaramente. Una fase che diremmo sottrattiva, dove la Tondello non avverte affatto l'esigenza di aggiungere, intensificare e contrastare il colore verso un eccesso tonale volto a procurare shock visivi. Un togliere piuttosto che un mettere, diremmo. Ecco allora le superfici gialle, rosa tenui oppure scure per singolare antitesi, dove si intravedono piste tracciate che si perdono nell'indefinito, nella totale assenza di contrasto, dove la cornice spesso è dipinta in un gioco illusionistico di quadro dentro il quadro. Un percorso d'indagine simile al destino dell'uomo ed al suo confronto con l'ignoto, nell'apparente sospensione del vuoto esistenziale.
.Le conclusioni
Sono molte, dunque, le complessità espressive della Tondello, dall'energica gioventù del colore che impazza negli accostamenti forti ed incisivi, per arrivare al piano meditativo della monocromia. Perché molti sono gli stati di coscienza che attraversiamo nel percorso dell'esistenza attraverso la nostra supposta identità che si rivela essere variazione continua, intrattenimento dell'Essere con se stesso, e sempre alla ricerca di un Senso che la determini. L'espressionismo astratto, per definizione, consente ciò che la figurazione nega o può negare per effetto delle sue convenzioni precostituite. Alla luce di questa considerazione, la Tondello ha trovato proprio in questa modalità quel naturale campo di espressione che le ha consentito di perdersi e poi ritrovarsi nell'assoluta autonomia creativa. E, soprattutto, ha verificato come il mondo della pittura realmente 'dipinta' – e non astrattamente immaginata in oscure frivolezze intellettualistiche, quella pittura che 'sporca' (o meglio dire 'colora') anche le mani e gli abiti – sia stata anche l'occasione per vivere intensamente quella 'sinestesia' totale dei sensi e dell'anima che tutto coinvolge, dal tatto alla vista, dalla materia allo Spirito che in qualche modo la anima. 'Lo Spirito delle Cose', come proclamava solennemente Paracelso, ovvero un'entità che non vediamo ma che tuttavia esiste come Verità invisibile.
Giancarlo Bonomo
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